3 June 2024
Il racconto di un ritorno, un nuovo modo di vedere attraverso Trieste
Oggi vi proponiamo il libro “Alma” dell’autrice Federica Manzon. Questo è il racconto di un ritorno. Alma, giornalista e donna affermata, torna nella sua città, Trieste, dopo la morte del padre. Durante tale ritorno si apriranno dei “cassetti” che a distanza erano rimasti inevitabilmente chiusi. Questo porterà la protagonista a ripercorrere tutto ciò che è successo nella sua vita e tutto ciò che l’ha portata a vivere nel modo in cui vive oggi. In questo romanzo identità, memoria e storia personale, familiare e dei paesi si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà. Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa
Federica Manzon è nata nel 1981 a Pordenone e vive tra Milano e Trieste, presso la cui università si è laureata in Filosofia contemporanea. Ha pubblicato suoi racconti sulla rivista Nuovi Argomenti (di cui è redattrice) e sulla webzine italiana Carmilla on line prima di esordire nel 2008 nella raccolta corale Tu sei lei e con il romanzo Come si dice addio. Nel 2011 il suo secondo romanzo Di fama e di sventura ha vinto il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice[2] ed è entrato nella cinquina finalista del Premio Campiello[3]. Nel 2015 ha curato il volume collettivo I mari di Trieste. È stata editor della Narrativa Straniera a Mondadori. Attualmente è docente e responsabile dello sviluppo dei progetti didattici presso la Scuola Holden di Torino.[4] Collabora con diverse testate tra cui il quotidiano Il Piccolo, e Tuttolibri della Stampa, e ha collaborato in passato con l’organizzazione del festival letterario Pordenonelegge.it[5]. È consulente editoriale per la narrativa straniera della collana Mediterranea di Crocetti editore.
Autore: Federica Manzon
Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
Anno edizione: 2024
Pagine: 272 p., Brossura
EAN: 9788807035784
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