16 April 2021
La nuova esilarante storia che vi appassionerà, ambientata durante il lockdown
Nuovo libro dell’autrice Anna Premoli, in vetta alle classifiche italiane dei libri più venduti con i suoi romanzi che parlano di amori difficili e complicati, sempre molto attesi dal pubblico. “Tutto a posto tranne l’amore”, edito da Newton Compton, è l’ultimo e attualissimo libro di Anna Premoli da non perdere.
Abbiamo avuto modo di parlarne direttamente con l’Autrice, che ci ha dato qualche anticipazione.
– Che tipo di storia ci si può aspettare in “Tutto a posto tranne l’amore”? I protagonisti non sono esattamente due ragazzi…
No, i miei protagonisti in questo caso sono alla soglia dei quaranta, ma è stata proprio la loro età a rendermeli così interessanti. L’esperienza dona molti strati al carattere di una persona, motivo per cui avere a che fare con due persone scottate delle vicende pregresse mi ha permesso di addentrarmi in profondità, di scavare nei loro caratteri e nelle loro abitudini. Più un personaggio è “difficile” sulla carta e più la sfida di rendergli giustizia è davvero intrigante. E poi oggi nella vita di tutti i giorni si incontrano persone di tutte le età che cercano di ricostruirsi una serenità sentimentale, e compito di uno scritto è anche quello di raccontare i tempi che si vivono.
– Cosa l’ha spinta a raccontare l’amore durante il lockdown? Le emozioni ne escono amplificate?
Ho ambientato il romanzo in pieno lockdown in parte per rielaborare io stessa il difficile momento, e in parte per aiutare gli altri a farlo. Certe volte quella di chiudere gli occhi e fingere che non sia successo nulla potrebbe anche sembrare la scelta più immediata, quella forse più rassicurante, ma i romanzi d’amore non raccontano solo favole. Anzi, a mio parere sono un grande strumento per raccontare la società e le sue sfide. Inutile a dirsi, la pandemia è stata un vero banco di prova per il complicato mondo dei sentimenti, e io ho voluto cogliere la sfida di raccontare il momento particolare che tutti stavamo vivendo. Sì, credo le emozioni spesso siano state amplificate da questo isolamento forzato, perciò perché non parlarne?
– A differenza dei suoi precedenti libri, il protagonista stavolta è un uomo, Ludovico Paravicini. Come è stato raccontare l’amore guardandolo da un punto di vista maschile?
È sempre una sfida molto interessante entrare nella testa di personaggi che non mi sono affini, ma questo vale sia per gli uomini che per le donne. Narrando le vicende di Ludovico e dei suoi amici ho cercato di rendere giustizia a un universo maschile che spesso viene molto stereotipato nei romanzi d’amore. Io ho espressamente voluto metterli al centro della scena e cercare di andare a fondo dei loro caratteri, perché questi non sono momenti facili nemmeno per il mondo maschile. E poi quello degli uomini è un mondo a me piuttosto familiare: ne ho due in casa, ho fatto studi ad alta concentrazione di uomini e quindi ho tanti amici uomini, senza contare che ho svolto lavori in uffici popolati prevalentemente da uomini. La psicologia maschile è un argomento in cui mi sono un po’ specializzata, mettiamola così.
– Gli sguardi, sotto il velo della mascherina, possono comunicare di più?
Le mascherine sono un male necessario, ma speriamo presto di poter tornare a sorridere in modo visibile a tutti quanti. Per il momento ci accontentiamo degli sguardi, in attesa di tempi migliori.
– Come ha cambiato i rapporti, a suo parere, questo periodo storico?
I rapporti umani erano già in grande evoluzione a causa dell’avvento dei social e delle chat e la pandemia non ha fatto altro che accelerare un fenomeno già in atto. Questo è un momento di trasformazione profonda della socialità, inutile negarlo. Stiamo ancora cercando di fare i conti con le novità in atto, da quello che intuisco. Non è ben chiaro se ne usciremo migliori o peggiori, detto sinceramente.
– La comunicazione e la socialità in quest’ultimo anno sono profondamente cambiate. Dove ha trovato l’energia per tornare a parlare d’amore in questo clima generale?
Forse proprio perché il nostro modo di interagire è stato così sconvolto, forse proprio perché abbiamo tutti sofferto la distanza e la lontananza dai nostri cari, ho voluto mettere al centro della narrazione il sentimento, inteso nel modo più puro e autentico possibile. All’inizio anche a me è parso difficilissimo parlare d’amore in questo clima da “fine del mondo”, ma come spesso capita, si è scoperto che iniziare fosse la parte più difficile. Il resto per fortuna è fluito da solo.
– Ha qualche nuovo libro in cantiere?
Ho sempre qualche libro in cantiere negli ultimi anni. Ormai scrivere mi aiuta a rilassarmi; le mie storie hanno una sorta di funzione terapeutica, a prescindere dalla pubblicazione in sé.
– Lei crede nell’Amore?
Assolutamente, sebbene io non sia per assurdo una persona particolarmente romantica e non viva di grandi gesti o grandi sospiri. Ma credo molto nell’amore che va di pari passo al rispetto e all’impegno reciproco. Mi piace molto l’amore concreto, fatto di tanti gesti e poche parole.