18 Marzo 2025
Il nuovo romanzo di Vito Bruschini, in libreria per Newton Compton Editore
Vito Bruschini continua a stupirci con storie dove riesce a intrecciare realtà storiche con trame romanzate che catturano il lettore incollandolo alla vicenda fino all’ultima pagina.
In questo suo ultimo romanzo, pubblicato da Newton Compton e scelto dall’amica della domenica Laura Massacra per essere presentato alla selezione del Premio Strega, ha tutte le carte in regola per diventare un long seller, vista la tematica di cui tratta.
In linea con il suo stile, l’Autore parte da un fatto reale che è questo: nel 1869 Victor Hugo pubblica L’uomo che ride. Come dichiara nella prefazione è il primo libro di una trilogia dove ha intenzione di raccontare la corruzione e il degrado della società dell’epoca. In questo primo libro sottolinea il parassitismo e il disprezzo dell’aristocrazia per il popolo sofferente Il secondo volume lo dà alle stampe nel 1873. S’intitola Il Novantatré, si riferisce al 1793, l’anno del Terrore, dove racconta alcune drammatiche vicende della Rivoluzione. Infine nel 1880 sembra che abbia scritto il terzo libro, rimasto però inedito e di cui i biografi non hanno trovato traccia.
A questo punto facciamo la nostra conoscenza con Marion, la protagonista della storia, le cui vicende s’intrecciano con il misterioso manoscritto del grande scrittore francese. Marion, scrittrice mediocre, ma abilissima ricercatrice bibliografica, un giorno scopre il manoscritto nell’Archivio segreto del Vaticano.
Il libro è la denuncia di Victor Hugo contro una famiglia di Francoforte, i cinque fratelli Bergmeyer, che da rigattieri originari di Francoforte, alla fine del Settecento, diventano la più ricca dinastia della storia dell’umanità. Con i loro soldi, prestandoli ai governi dell’epoca, finanziano gran parte delle guerre dell’800 a cominciare dalle guerre napoleoniche. La strategia messa in atto non era quella di parteggiare per l’uno o l’altro contendente. Il loro unico obiettivo era quello di arricchirsi. Quindi il ramo francese dei Bergmeyer finanzia Napoleone, mentre quello inglese, sovvenziona il generale Wellington. A loro non importava chi vincesse. Gli unici a guadagnarci sarebbero sempre stati loro. E questo fino ai nostri giorni, essendo i fratelli Bergmeyer (nome fittizio, ma i più scaltri dei lettori avranno compreso a quale dinastia si riferisce l’Autore), ancora oggi, una delle famiglie multimiliardarie al comando della finanza mondiale.
Victor Hugo nel suo manoscritto intitolato I Fratelli Bergmeyer denuncia l’immoralità della famiglia, ma il volume misteriosamente non viene pubblicato e scompare nell’Archivio segreto per oltre un secolo finché Marion non lo ritrova.
Dal momento che Marion viene in possesso del manoscritto accadono una serie di omicidi dove le vittime sono persone a cui lei è più legata.
Uno studioso capirà che i delitti sono tutti a sfondo esoterico. Le indagini la porteranno al castello di Houska, vicino Praga, centro di leggende, eletto dai Banchieri del Diavolo come loro covo segreto. Anche le leggende del castello sono reali, tanto che lo stesso Himmler, braccio destro di Hitler, nell’Operazione Ahnenerbe del 1935, operazione promossa per cercare le origini esoteriche del nazismo, effettuò all’interno delle mura una serie di scavi … qui la vicenda si conclude in modo sconvolgente, con una serie di inaspettati colpi di scena che coinvolgeranno Marion, la sorella Nora e i manager delle banche più potenti del mondo.
Insomma un giallo solfureo, dove fino all’ultima pagina non si riesce a capire chi sia (o siano) i killer degli omicidi. Il colpo di scena finale vi lascerà sconcertati per la sua imprevedibilità. Eppure nel corso delle trecento pagine l’Autore ha lasciato una manciata di indizi per risolvere l’enigma, oltre a essere una seria denuncia della manipolazione mondiale da parte delle élite finanziare. In definitiva I Banchieri del Diavolo è uno dei gialli più intriganti degli ultimi anni.