15 Dicembre 2023
Un romanzo avvincente, godibile e scorrevole da leggere, che ci porta nello sconfinato mondo del viaggio attraverso ambientazioni distanti da noi, è quello di Lisa Paternoste, già autrice di “Acquamarina” (2021), che torna in libreria a due anni di distanza dall’esordio letterario stavolta con un libro denso di storia, dal titolo “Le radici del tempo”. Ne abbiamo parlato con l’autrice…
– Cosa ti ha spinto alla scrittura del secondo romanzo? Appena terminata la correzione del mio primo romanzo Acquamarina, ho pensato di riprendere subito la penna in mano e immergermi in una nuova storia. In quel momento ho realizzato che la scrittura per me è una necessità, tutto quanto mi scorre nella mente ha bisogno di essere trasferito su un foglio perchè mi dona un vero senso di completezza.
A chi o cosa ti sei ispirata? La prima delle protagoniste che incontriamo è nata dalla mia fantasia, immaginandola che corre verso qualcosa, o scappa da qualcosa, nelle labirintiche vie della medina di Fes. Un luogo che è rimasto impresso nella mia memoria da quando l’ho visitato molti anni fa. Poi il processo creativo mi ha portata ad immergermi nella storia, anche molto antica, portandomi ad includere nella trama dei personaggi storici che si incastravano – o anche sovrapponevano – perfettamente nell’intreccio che ne è scaturito. E così è fluito tutto in maniera molto naturale, che è stata una scoperta anche per me alla fine.
– Sappiamo che la tua vena creativa parte dalla fotografia per approdare alla scrittura. Quando hai deciso di cambiare linguaggio e cosa ha scaturito questo cambiamento? Il desiderio di scrivere è sempre stato in me, fin da ragazzina quando mi perdevo nei romanzi classici dell’800 e primi del ‘900, ma scrivevo e cestinavo in un continuo rifiuto di finire un prodotto qualsiasi – da improbabili trame teatrali a raccolte di poesie. Mentre la fotografia è nata dal momento in cui ho iniziato a viaggiare per conto mio, volendo congelare le mie emozioni di quei momenti vissuti e delle cose viste, delle persone incontrate per caso o viste per strada nella loro quotidianità così diversa dalla mia. La fotografia è un tramite espressivo che mi ispira visivamente per creare percorsi o vite immaginarie, dialoghi che si affacciano nella mia mente e che pongo sulle labbra di chi incontro.
– Il viaggio è un file rouge della tua vita e sempre presente nella tua arte, che siano fotografie di viaggio o storie di personaggi in movimento. La tua voglia di viaggiare ti fa sentire cittadina del mondo? Mi fa sentire parte del mondo, mi fa abbracciare un contesto più ampio che apre la mia mente e il mio orizzonte come solo il viaggio – e la lettura – sanno fare.
– Hai un rifugio, un posto dove ti fermi a scrivere ogni tanto? Scrivo in ogni posto in cui riesco a liberare la mente per concentrarmi sulla fase creativa. Principalmente è casa mia, di notte quando il silenzio intorno riesce ad aumentare la percezione delle emozioni, ma ho scritto dei brani de “Le Radici del Tempo” in luoghi remoti dell’Islanda, o fermandomi a guardare la città di Granada dai suoi caffè all’aperto o attraversando in bus le colline dell’Andalusia, fino ad usare le trasferte in treno o in aereo quando viaggio per lavoro in Europa.
– Dopo questo libro pensi di dedicarti ad altri progetti editoriali? Sono già a metà di un altro romanzo completamente diverso dai primi due, perchè affronta il percorso biografico di un mio amico, che mi ha dato fiducia nel chiedermi di usare la mia scrittura per donare al mondo la sua storia. Spero di completarlo in pochi mesi.