12 Febbraio 2022
L’attuale Direttore Sportivo del Pistoia Basket è stato ospite del Caffè Letterario e si è raccontato ai microfoni di Euroma2
Si è appena conclusa ieri la presentazione del libro “Sport Marketing Formula. Come fare vincere la squadra anche fuori dal campo riportando il tifoso al centro” di Maurizio Laudicino, un manuale prezioso per chi opera nel settore sportivo e una lettura ricca di stimoli per i veri appassionati di sport.
L’autore Maurizio Laudicino è stato ospite di Euroma2, nel salotto letterario allestito di fronte alla libreria Feltrinelli al secondo piano, per parlare di marketing sportivo e della formula vincente che ha portato l’attuale Direttore del Pistoia Basket a risollevare le sorti di tante Aziende e Società sportive italiane. A presentare l’incontro sono stati i conduttori dello storico programma “Notte Giallorossa” in onda su Radio Centro Suono Sport (FM 101.5): Francesco Ravello e Guglielmo Gatti.
Maurizio Laudicino è organizzatore di eventi ed esperto di marketing e comunicazione, da anni ha messo le sue competenze al servizio dello sport. E sin dall’inizio ha messo il tifoso al centro del suo lavoro.
Nella sua lunga carriera costellata di successi ha affrontato la gestione del Marketing di squadre di calcio, basket e altri sport, passando per la gestione di aziende e locali italiani. Quale ritiene essere la sua “formula” vincente?
Mettere al centro la persona, che nel nostro caso si chiama cliente. Lui deve essere il nostro punto di riferimento, ma non come un bancomat da spremere per avere più soldi, bensì come una risorsa preziosa da coccolare e tenere in grande considerazione. Un concetto che vale ancor di più nello sport, dove il cliente è anche un tifoso e il suo livello di fidelizzazione verso la squadra è altissimo.
Il libro è una sorta di autobiografia incentrata sul suo percorso professionale o lo definirebbe più un vademecum per chi è alla ricerca di consigli su come far raggiungere il successo ad una squadra?
Magari avessi anche il poter di far vincere la squadra sul campo! In realtà, le due cose devono viaggiare su binari separati ed anzi, il mio obiettivo è quello di avvicinare il tifoso e farlo sentire al centro del progetto anche quando i risultati non sono quelli attesi. Le faccio un esempio: in Inghilterra, il Norwich city dopo la retrocessione in B aveva già esaurito gli abbonamenti. Questo è vincere fuori dal campo.
Quanto c’è di sport e quanto invece è presente il marketing nel libro?
Direi che è un percorso misto, che si interseca spesso. Nella prima parte mi soffermo sulle profonde distorsioni del sport professionistico e del calcio in particolare, nella seconda cerco di fornire la mia ricetta per cambiare rotta e appunto restituire dignità e valore al cliente/tifoso.
Può raccontarci un aneddoto che le ha dimostrato come la sua teoria fosse vincente?
Torno sull’esperienza di Livorno, perché credo sia emblematica. La squadra veniva da un capitombolo all’indietro di tre categorie, dalla A alla C1, e il pubblico si era gradatamente allontanato. Siamo stati promossi in B il primo anno, poi nel secondo abbiamo attraversato un momento difficilissimo in cui davvero lo spettro di una nuova retrocessione era dietro l’angolo. Ma con i tifosi si era ricreato un feeling particolare, non c’è mai stata una contestazione ed è anche con il loro aiuto che a fine stagione ci siamo salvati.
Come riesce a garantire il successo del “metodo Laudicino”?
Semplicemente con l’impegno quotidiano, stando in mezzo ai tifosi e a stretto contatto con la realtà imprenditoriale. Anche lo sponsor deve essere messo al centro, non basta un led a bordo campo per convincerli a investire nel progetto sportivo e riuscire a fidelizzarli. Occorre metodo, capacità di personalizzare l’offerta e cucirla su misura addosso all’azienda con cui stai parlando. I rapporti umani e la capacità di ascoltare sono lo strumento vincente.
Il calcio sta vivendo un momento di profonda crisi. Come si potrebbe rendere più sostenibile?
Bisogna ridimensionare tutto, tornare ad un calcio più vicino alla gente. Non è possibile che vincano sempre e solo quelle due/tre squadre più ricche come succede da 20 anni a questa parte con Juve, Milan e Inter. Pensate, l’ultimo club non metropolitano a vincere lo scudetto è stata la Sampdoria nel 1991. E’ da questa stortura che si è provato a realizzare il progetto della Superlega, poi abortito. Ma vedrete che ci riproveranno.