24 Agosto 2020
Nell’anniversario della scomparsa esce il libro postumo dell’autore di Montalbano
Riccardino (Ed Sellerio) è l’ultimo dono che ci ha lasciato Andrea Camilleri, scrittore, sceneggiatore, regista di teatro, televisione, radio e drammaturgo dalla penna raffinata, acuta e poetica, arrivato al cuore del grande pubblico negli anni Novanta per essere la fonte ispiratrice della serie televisiva di grande successo de Il commissario Montalbano. Eclettico, come solo i grandi artisti sanno essere, è stato anche attore, incantando tutti nel 2018 al Teatro Greco di Siracusa con la sua intensa interpretazione nel monologo: Conversazione su Tiresia.
Scomparso nel 2019, all’età di 93 anni, Camilleri continua a sorprendere i suoi fedeli lettori con l’ultimo malinconico capitolo del Commissario Montalbano: Riccardino.
Camilleri scrive Riccardino tra il 2004 e il 2005 e consegna la prima stesura dell’ultima avventura del Commissario alla casa editrice Sellerio, con l’accordo di pubblicarlo postumo, in un tempo indefinito, quando non ci sarà più. Era il lontano 2016 e dopo ben 11 anni Andrea Camilleri mette di nuovo mano a quel romanzo, rimaneggiandolo dal punto di vista stilistico, aggiustando la lingua d’invenzione, il vigatese, che si è evoluta negli anni, ma non modificando la trama. Un titolo diverso da quelli a cui ci ha abituato con gli altri libri, che avevano rimandi poetici, evocativi e letterari, come La forma dell’acqua, Il giro di boa, Il ladro di merendine. Riccardino è un nome, secco, quasi brutale, forse proprio a rappresentare la fine di tutto, un taglio netto con ciò che è stato, l’ultimo Montalbano, quello della resa dei conti tra il Personaggio e il suo Autore.
Riccardino rappresenta così una sorta di testamento spirituale dello scrittore siciliano: l’ultimo caso del Commissario Montalbano. Scorrendo tra le sue pagine troviamo un Montalbano diverso, stanco, invecchiato, che ha ormai perso il gusto della caccia solitaria e che, quando è chiamato sul luogo dell’omicidio di tale Riccardino, giovane direttore della filiale vigatese della Banca Regionale, vorrebbe delegare il caso al suo vice, Mimì Augello, ma poi è costretto a intervenire. Testimoni dell’esecuzione sono tre amici intimi con cui Riccardino ha condiviso tutto. Il caso sembra di semplice soluzione, ma nulla è come appare. Ecco così un viaggio paradossale fatto di personaggi pittoreschi, procedimenti mentali contorti che si intrecciano nel labirinto di pensieri che producono tormentose ossessioni, tra colpi di scena, percorsi insospettabili, poi un altro delitto e ancora la solitudine in cui si ritrova Montalbano, insofferente, stanco, indisponente, senza Livia né Mimì, ma con la collaborazione del fedele Fazio e del pittoresco Catarella e lo stesso stile nel condurre meticolosamente le indagini, tra giochi verbali, voli sagaci e soprese inaspettate. Appena giunto sul posto inizia il paradosso: Montalbano, in veste di personaggio del romanzo, deve sostenere un confronto impari con l’Attore che lo impersona in televisione e con un terzo personaggio: l’Autore ottantenne che scrive la storia che il personaggio sta vivendo. Ed ecco lo scontro finale: l’Autore vorrebbe scrivere la storia a modo suo, come romanzo, Montalbano vuole invece vivere la sua vita, cosicché il racconto prende ora una svolta con rimandi pirandelliani.
“Quello che posso dire è che non si tratta tanto di un romanzo, quanto di un metaromanzo dove il Commissario dialoga con me e anche con l’altro Montalbano, quello televisivo”, dichiarò Camilleri in una delle sue ultime interviste.