21 Agosto 2018
Si chiamano “black mask” per via del loro colore e da un po’ di tempo hanno invaso il mercato delle maschere peel off. Ma da dove arrivano, a cosa servono e come funzionano? Cerchiamo di fare chiarezza…
Le black mask provengono dall’Asia, in particolare dal Giappone e dalla Corea del Nord, Paesi che sono ricchi di alghe e carboni vegetali e che hanno saputo creare formule uniche, grazie a questi elementi, per la purificazione della pelle. È proprio il carbone vegetale, che conferisce il tipico colore nero al prodotto, la sostanza naturale ricca di proprietà cosmetiche. Il carbone vegetale, infatti, applicato sulla pelle (attraverso maschere o scrub), consente l’eliminazione delle impurità del derma. Ha la capacità di assorbire quelle sostanze che possono dare origine alle imperfezioni come il sebo, i residui di make-up, l’inquinamento, eccetera. Queste proprietà purificanti lo rendono quindi utile per tutti i tipi di pelle, dalle più grasse alle più sensibili. Inizialmente le black mask si trovavano in commercio unicamente nella loro formulazione peel off, adatta a eliminare i fastidiosi punti neri grazie alla pellicola rimovibile che si viene a creare dopo l’applicazione sul viso. Ultimamente c’è invece una crescente diffusione di black mask con nuove formulazioni idratanti e leviganti, disponibili sia nei formati paper mask che come maschera viso classica. Ne abbiamo selezionate due in particolare:
“The Black Mask” di Beauty&co, una maschera peel-off esfoliante indicata per la rimozione di imperfezioni della pelle e punti neri.
“Snake Bubble Masks” di Radial, maschera arricchita con ossigeno ad azione detox che una volta applicata genera bollicine di ossigeno che servono per rimuovere sporco, cellule morte ed eccesso di sebo, rendendo l’incarnato più luminoso.
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